Eremo di Santa Caterina del Sasso Bàllaro

1Affacciato a picco sul lago Maggiore, in una posizione panoramica stupenda, sulle pendici del Sasso Bàllaro, questo complesso architettonico è formato da tre distinti edifici: il Convento detto “Meridionale” (metà sec. XV), con un elegante porticato di sette archi  che ombreggia tre grandi stanze; il “Conventino” (sec. XIV) anch’esso  a due piani con porticato ad archi a sesto acuto; la chiesa di S. Caterina, che ha pianta irregolare e curiosa, a cui si accede attraverso un portico affrescato. La chiesa consta di un corpo principale a forma di rettangolo irregolare,  su cui si affacciano dal  lato a monte  tre cappelle, mentre sull’altro lato una piccola navata laterale corre a filo dello strapiombo sul lago. Sul fondo della chiesa si trova un minuscolo edificio a forma di parallelepipedo, il “sacello” di Santa Caterina d’Alessandria, nucleo primitivo di tutto il complesso. Sia i due conventi che la chiesa sono ricchi di affreschi e tavole ad olio di varie epoche.

Il Beato Alberto de’ Besozzi

Considerato dalla tradizione il fondatore dell’Eremo, le sue vicende sono narrate in un manoscritto datato 1319 ma probabilmente più tardo, editato in varie copie a stampa tra la fine del1500 e l’inizio del 1600.

Ecco il racconto. Il nobile e ricco mercante Alberto si ritirò a vita eremitica in una grotta solitaria, presso il Sasso Bàllaro (rupe scoscesa tra il lido di Arolo e quello di Reno), per voto fatto a Santa Caterina d’Alessandria durante  un naufragio. In occasione di una pestilenza, forse alla fine del 1100, gli abitanti del luogo ricorsero a lui per implorare la cessazione dell’epidemia: l’eremita chiese, in cambio della grazia, la costruzione di una cappella dedicata alla Santa di cui era tanto devoto. Alla sua morte, Alberto viene sepolto presso questo piccolo edificio. Verso la fine del 1200 alcuni nobili di Ispra costruiscono una nuova cappella, S.Maria Nova, in ringraziamento per essere stati liberati da un’invasione di lupi. Intanto, per assistere i molti pellegrini che qui vengono in processione, si riunisce una piccola comunità monastica, ospitata in un piccolo convento.

Sarà san Carlo Borromee nelle sue visite pastorali alfine del ’500 a incoraggiare il culto del fondatore, ormai chiamato Beato Alberto.

 

Vicende storiche

A partire dal 1301 sono le pergamene, e in seguito i numerosi volumi a stampa, a narrare le vicende dell’Eremo. All’inizio di questo secolo si costruisce un nuovo edificio, la chiesa di S.Nicola, e ai primi frati, forse Domenicani, si sostituisce un gruppo di Agostiniani, che più tardi si aggrega ai  Padri di S: Ambrogio ad Nemus (1379). Tra il 1400 e il 1500 la chiesa si amplia, inglobando le precedenti costruzioni, e viene eretto un nuovo edificio per ospitare una  comunità di frati più numerosa. Sono gli anni del massimo splendore per l’Eremo: centinaia di paesi vi giungono in processione durante tutto l’anno, e importanti sono le donazioni di terre al convento, che si arricchisce di preziose opere d’arte, anche in seguito al ritrovamento fortuito nel  1535  del sepolcro e della salma del Beato Alberto, di cui si era persa traccia.

A partire  dall’inizio  del ‘600, soprattutto in seguito alla famosa  pestilenza del 1630,   l’ordine Ambrosiano entra in crisi, tanto da venire soppresso nel 1644:  il complesso di S. Caterina viene abbandonato almeno per vent’ anni.

E’ probabilmente in questo lasso di tempo che si verificò la caduta di cinque grossi macigni dalla parete del monte sul tetto della chiesa, all’altezza proprio dell’urna del Beato Alberto. Questi massi, molto ammirati dai visitatori dell’800, rimasero incastrati nella struttura della chiesa fino alla notte tra l’11 e il 12 maggio 1910, quando durante un forte temporale “si adagiarono”- come scrissero i cronisti dell’epoca – sul pavimento senza far danno alcuno. Recintati da un’elegante cancellata, rimasero in loco fino agli anni ’70 del secolo scorso, quando cominciarono le opere  di consolidamento e ristrutturazione dell’intero complesso.

Nel 1670 il santuario viene affidato ai Padri Carmelitani riformati di Mantova. In questo periodo

altri lavori di abbellimento nel convento.

Nel 1770 l’Ordine dei Carmelitani lasciò l’eremo,e il convento, ridotto a ospitare   uno sparuto numero di religiosi, fu soppresso del Governo austriaco, trasformandosi contemporaneamente  in Coadiutoria Canonicale Perpetua annessa alla chiesa plebana di Leggiuno, con l’obbligo del coadiutore di risiedervi e avere cura del Santuario.

Durante tutto l’800 si succedono diversi coadiutori, alcuni dei quali morti in odore di santità.

Ma il complesso, senza l’anima di una comunità monastica, a poco a poco si riduce a meta di turismo, piuttosto che di pellegrinaggio, soprattutto a partire dal 1920, anno in cui l’ultimo sacerdote abbandona l’eremo, che rimane affidato alle cure di un custode.

I frequenti crolli, la fragilità della parete rocciosa e  l’impossibilità di sostenere le ingenti spese per la manutenzione spinsero la Curia Arcivescovile di Milano, proprietaria attraverso la Parrocchia di S.Stefano in Leggiuno del complesso di Santa Caterina, a cedere il tutto alla Provincia di Varese, che si impegnava a un consolidamento e ristrutturazione completa degli edifici (1970).

Dal 1978 al 1986 si svolgono importanti e difficili  interventi  di consolidamento geologico e restauro architettonico che finalmente restituiscono a nuova vita l’Eremo.

Dopo la sua riapertura la pubblico e la consacrazione del nuovo altare da parte del cardinal Carlo Maria Martini (10 settembre 1986),   il complesso viene affidato ai Domenicani, nella persona di P. Angelo Maria Caccin..

Tra il 1987 e il 1992 vengono restaurati numerosi dipinti, il torchio, e si scoprono affreschi del primo ‘300 all’interno della chiesa, sotto opere più recenti.

L’Eremo ospita  dal 1996 una piccola comunità femminile di oblate  benedettine.

Bibliografia

AA.VV: “L’Eremo di S. Caterina sul lago Maggiore”, Gavirate, 1995

P.Angelo  Maria CACCIN O.P., “S. Caterina del sassoballaro”, Nicolini, Gavirate  1992

P. Roberto COMOLLI, “L’Eremo di S. Caterina sul lago Maggiore”, Nicolini, Gavirate 2006

“Chiesa dei Santi Primo e Feliciano”, a cura associazione Lezedunum, Leggiuno, 2002

Associazione LEZEDUNUM,  Materiale d’archivio

A.MOTTA “L’Eremo di Santa Caterina del Sasso in occasione della prossima apertura”. Comune di Leggiuno, s.d.

A. MOTTA, “La chiesa di S.Clemente sul monte”, in Terra e Gente 9, 2001-2002

F.  PARNISARI – E. Porta “Memoria e fede di una comunità”,  Parrocchia S. Andrea Apostolo, 2006

Appunti di storia locale  a cura degli insegnanti della Scuola Elementare L.Riva (Leggiuno), ciclostilato, 1980